il maggio fiaschettano
La Storia
Quando gli abitanti di Fiaschetti organizzarono la prima edizione della sagra del vino, oggi nota come Maggio Fiaschettano, correva l’anno 1958.
Sulle date non ci sono certezze. Del resto questo è il riscontro di una chiacchierata con uno dei primi artefici della sagra, Mario Zanusso.
Nel ’58 circa i muri della chiesa di Fiaschetti non erano intonacati, per cui i parrocchiani si sentivano in dovere di raccogliere qualche soldo per dare alla casa del Signore un aspetto più decoroso. Ecco allora, nel centro del paese, spuntare vari chioschi, che vendevano vino e uova lesse, gentilmente offerte ora dall’una ora dall’altra famiglia, i cui incassi dovevano appunto servire al completamento della chiesa.
Con più di un chiosco bisognava organizzarsi per battere la “concorrenza” ed attirare il maggior numero di avventori – per dir la verità tutt altro che resti; qualcuno allora innalzava cartelli di questo tenore: “Se te vol n’ombra de vin san bevela da Mario Ortolan“. Il vino le uova erano una coppia vincente, visto che la sagra progredì vigorosa realizzando ottimi incassi grazie soprattutto al coinvolgimento di numerose famiglie che, spendendo tempo e fatica, si prodigavano per la sua riuscita.
La questione si andò facendo seria dal ’63, anno della prima edizione della mostra bovina, nata dalle ceneri della Fiera di Santa Croce che si teneva a Sacile, sotto l’egida del conte Bellavitis con l’alto patrocinio di Don Giuseppe. La sagra richiamava sempre più persone, sicché le uova e il vino, che prima venivano offerti, non erano più sufficienti; cosi’…via a comprare il vino a Portobuffolè o a Cozzuol, naturalmente sempre dopo il lavoro di tutti i giorni. Non era solo una fatica, era invece una festa della gente per la gente, che coinvolgeva l’intero paese e i visitatori dei dintorni in giochi tradizionali come la corsa dei sac, la corsa dei mus, la corsa delle carriole, il tiro alla fune, il palo della cuccagna ecc… Altri eventi particolarmente seguiti erano la corsa ciclistica dei veterani e lo spettacolo pirotecnico.
Sembra che qualcuno, intenzionato a non perdersi proprio niente della kermesse paesana, venisse talora ritrovato di buon mattinino, addormentato sotto i tavoli dei chioschi. Si sarebbe potuto anche pensare ad un tipo particolarmente ansioso di procurarsi un posto per la sera, se al risveglio non avesse chiesto: “Ma, ali’ bel sera’ tut?” … Scherzi del vino che con l’andar del tempo, qualche volta, si ripetevano nonostante i fiaschettani fossero passati a proporre, al posto delle uova, pietanze più sostanziose come coste e braciole.
I chioschi s’erano via via ridotti, finché non ne era rimasto che uno, ma più grande e confortevole, ospitato da una struttura fissa situata nel piazzale della chiesa. In fondo a questo capannone si poteva leggere, a caratteri cubitali, “ciocchificio fiaschettano”… ardito neologismo attraverso il quale tutti potessero notare che la sagra cambiava la scorza ma non lo spirito conviviale e festaiolo.
Ciò vale ancor oggi, anche se l’insegna è sparita, il chiosco (da 30 anni circa) si è trasferito nel piazzale antistante l’oratorio in un tendone di 1000m² e la cassa è gestita dai computer con ordini e prenotazioni online.